Psicoanalisi e teatro

Psicoanalisi e teatro , linea di pensiero novecentesca che individua nella creazione di relazioni autentiche (tra sé e sé e tra sé e il mondo esterno) l'obiettivo comune a teatro e terapia.

Il gioco si presta bene a quest'obiettivo. In Al di là del principio del piacere S. Freud riconosce nel `gioco del rocchetto' un simbolico tentativo di elaborare l'angoscia del lutto: egli osserva un bimbo di diciotto mesi che lancia ripetutamente lontano un rocchetto legato a un filo per poi riavvicinarlo a sé. Il gioco simboleggia l'allontanamento della madre, motivo d'angoscia per il piccolo, e il suo riavvicinamento. La ripetuta esperienza ludica gli permette di passare da una posizione passiva a una posizione attiva, da spettatore ad attore di una scena giocata e rielaborata in prima persona.

Per D.W. Winnicott, specializzato in psicoanalisi clinica infantile, il teatro è - così come il gioco per il bambino - uno `spazio transizionale' (cioè di passaggio) tra desiderio e realtà, mentre la maschera e gli oggetti scenici fungono - così come i giocattoli per il bimbo - da `oggetti transizionali', poiché consentono all'individuo di sperimentarsi nei diversi ruoli per poi `giocare' quello a sé più confacente.

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Dal carcere un’appassionata lezione di vita e di speranza

di G. C. – 1966

Un detenuto ci scrive dalla Casa Circondariale di Bergamo per parlare di se stesso e delle sue gravi problematiche, ma anche per sottolineare come nell’incontro con l’esperienza del teatro egli possa finalmente godere di uno “sprazzo di gioia”.

“Eccomi qui, di nuovo, durante una notte insonne, con il bisogno di parlare con qualcuno. Ho bisogno di condividere con un amico le mie giornate e soprattutto la depressione che mi assale quando nel completo silenzio, ed ovunque io sia, non posso far altro che pensare alla mia vita passata, presente e futura. Il passato mi crea sempre dei problemi: quando ci penso vengo assalito da dei sensi di colpa per tutto ciò che ho fatto a causa della droga….

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Psicodramma

Psicodramma , sperimentazione psicoterapeutica di matrice teatrale, che inaugura il settore della `teatroterapia'.

È stata coniata dallo psichiatra J.L. Moreno, già fondatore, nella Vienna dei primi anni '20, del Teatro della spontaneità. Lo p. nasce successivamente, dopo il 1925, anno in cui Moreno si stabilisce in America, a Beacon Hill (New York), dove fonderà il Beacon Institute, primo istituto psicodrammatico (1936).
L'obiettivo dello p. consiste nell'utilizzare i paradigmi teatrali (attore, regia, palcoscenico, drammaturgia, musica, luci, pubblico) come strumenti per una terapia espressiva attiva ( active psychotherapy ) che si distingua dalla `terapia passiva' freudiana, allora ancora agli albori.
Ciò significa che, mentre Freud - `dimenticando' il corpo - faceva sdraiare il paziente sul lettino, instaurando un rapporto strettamente duale (terapeuta-paziente), Moreno invece - rigettando la triade psicoanalitica di Es, Io e Super Io - lascia che il paziente, previo riscaldamento ( warm up ), co-agisca su un palcoscenico circolare costruito su più livelli, corrispondenti simbolicamente alla molteplice espressione delle emozioni.

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Teatroterapia: cos'è?

Moreno Jacob Levy (Bucarest 1889 - New York 1974), psicologo romeno.

Carismatico ed eccentrico, è considerato il fondatore del teatro terapeutico.
Dal 1895 si trasferisce con la famiglia a Vienna. Studente ribelle, si iscrive a Filosofia ma si laurea in Medicina. Conduce (anni '10) le prime esperienze di animazione teatrale. Nel 1918 fonda il giornale "Daimon" con F. Kafka, A. Schnitzler, A. Adler e altri frequentatori del letterario caffè Herrenhof. Specializzatosi in psichiatria, allievo di Freud, durante uno storico incontro tra i due (1912) M. disse: "Dottor Freud, io comincio da dove lei finisce. Lei incontra la gente nel setting artificiale del suo ufficio. Io la incontro nelle strade e nelle loro case".

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